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La sentenza della Corte di Cassazione n. 22566 del 26 luglio 2023, seconda sez. Civile (QUI LA SENTENZA), esamina un caso specifico di diritto di famiglia e successione, concentrato sul diritto di abitazione sulla casa familiare in seguito alla morte di uno dei coniugi. La questione principale riguarda il diritto del coniuge superstite, che era legalmente separato al momento della morte del partner, di mantenere l’abitazione nella casa familiare.
Il caso coinvolge una donna, B.F., che era legalmente separata dal marito, A.P., deceduto nel 2005. La coppia aveva tre figli. Dopo la morte di A.P., è sorta una disputa sulla divisione dell’eredità, in particolare riguardo al diritto di B.F. di continuare a vivere nella casa familiare.
Decisione della Corte d’Appello
La Corte d’Appello di Brescia, confermando la Sentenza di primo grado, aveva precedentemente deciso che B.F. non aveva diritto di abitazione sulla casa familiare, principalmente perché era legalmente separata dal marito al momento della sua morte.
Ricorso alla Corte di Cassazione
B.F. ha impugnato questa decisione, sostenendo che, nonostante la separazione legale, avrebbe dovuto mantenere il diritto di abitazione. Ha presentato dodici motivi di ricorso, sottolineando vari aspetti legali e interpretativi.
Principio di Diritto stabilito dalla Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo del ricorso, stabilendo che il diritto di abitazione e uso spettano anche al coniuge separato senza addebito, a meno che dopo la separazione la casa non sia stata lasciata da entrambi i coniugi o abbia perso ogni collegamento con la destinazione familiare originaria.
In conclusione, con questa decisione la Suprema Corte chiarisce che la separazione legale di per sé non elimina automaticamente il diritto di abitazione del coniuge superstite sulla casa familiare, sottolineando l’importanza di considerare la situazione individuale e le circostanze specifiche di ogni caso.